Nota fin dall'antichità per le sue proprietà antinfiammatorie, decongestionanti e analgesiche, confermate poi anche da numerosi studi scientifici, l'arnica ci segnala che le sue proprietà terapeutiche agiscono là dove forma e struttura sono a rischio o hanno subito dei danni. È possibile constatare questo aspetto già dalla mera osservazione della pianta: ama e predilige terreni esposti al sole. Dal suo fiore giallo le energie di luce e di calore sono attratte con forza alla radice che manifesta un'intensa e non comune attività di ricrescita.
Una ricchezza di principi attivi
Quando il fiore è già dissolto nel vento insieme ai semi della pianta, dalla radice nascono nuove gemme che si dirigono verso l’alto, per poi formare, l’estate successiva, nuove rosette e nuovi fiori. Un bellissimo intento riparatore e ricostruttivo, dovuto in gran parte al particolare rapporto di questa pianta con la silice presente nel terreno in cui essa vive. Il silicio è per sua natura forza strutturante e nell’organismo umano lo troviamo, infatti, impegnato nei processi di formazione degli organi sensoriali e dell'apparato locomotore dello scheletro.
Nella medicina antroposofica, l'arnica viene utilizzata "planta tota", ossia interamente, compreso il rizoma, cioè la radice, mentre solitamente viene utilizzato il solo fiore.
L'arnica ha la proprietà di contenere gli oli essenziali volatili nella sua radice, ed è da questi oli che derivano le proprietà curative.
È consigliabile l'utilizzo di questa pianta sotto forma di olio o crema per massaggi da applicare prima o dopo l'attività sportiva per la preparazione o il recupero muscolare, al fine di prevenire crampi e/o stiramenti.
Liberamente tratto dall'Archivio Weleda.