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Obesità infantile? Può essere colpa di una carenza di vitamina D.

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L’Osservatorio FederSalus rende noto uno studio dell’Università del Michigan rivela che un deficit di vitamina D nei bambini in età scolare favorisce l’accumulo di adipe addominale e porta a ingrassare più facilmente rispetto ai coetanei.
Se il bambino tende a ingrassare con disarmante facilità e ad accumulare “ciccia” soprattutto nel girovita, le cause potrebbero risiedere non soltanto in abitudini alimentari scorrette e in un’attività fisica insufficiente.

L’osservatorio FederSalus rende noto uno studio dell’Università del Michigan pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, infatti, la propensione ad accumulare adipe addominale e a ingrassare rapidamente sarebbe legata a un deficit di vitamina D.
La relazione tra carenza di vitamina D e problemi di sovrappeso e/o obesità infantile scoperta dai ricercatori della Michigan University coordinati dall’epidemiologo Dr. Eduardo Villamor è importante per diversi motivi.

 L’accumulo di grasso addominale, infatti, è considerato causa prima del fisico “a forma di mela”, una morfologia che espone il soggetto a un maggior rischio di Diabete di Tipo 2 precoce e, in età adulta, all’insorgenza di altre patologie a danno dell'apparato cardiovascolare.

La ricerca, durata circa 30 mesi (tra il 2006 e il 2009), è stata effettuata a Bogotà, in Colombia, su un campione di 479 bambini tra i 5 e i 12 anni d’età. Il team scientifico dell’Università del Michigan, affiancato da colleghi dell’Universitad Nacional de Colombia, ha prelevato e analizzato campioni di sangue a inizio ricerca, individuando così situazioni di deficit di vitamina D nel 10% dei soggetti monitorati e livelli insufficienti di vitamina D nel sangue in un altro 46%. Inoltre, i ricercatori hanno fatto ricorso ad altri indicatori biometrici e antropometrici della quantità di grasso corporeo come l’indice di massa corporea (IMC), la misurazione della circonferenza in vita e il rapporto subscapolare tra pelle e tricipite.
“Nella fase iniziale della ricerca abbiamo constatato che i bambini con i livelli di vitamina D nel sangue più bassi tendevano ad aumentare di peso più velocemente dei coetanei con livelli più elevati” - ha dichiarato il professor Villamor. In più, a situazioni di carenza di vitamina D corrispondevano sia l’accumulo più vistoso di grasso addominale sia - esclusivamente nei soggetti di sesso femminile - problemi di crescita in altezza.
A prima vista può sembrare paradossale che in una città come Bogotà, situata nella fascia subtropicale dove l’esposizione alla luce del sole non rappresenta certo un problema, siano stati riscontrati tanti casi di carenza di vitamina D.

Tuttavia, ci possono essere varie spiegazioni al fatto che persone che vivono in un clima subtropicale non restano esposte al sole abbastanza a lungo da avere livelli adeguati di vitamina D. Non a caso, la situazione riscontrata a Bogotà si ritrova in altre aree subtropicali come la metropoli di San Paolo, in Brasile, e in Costa Rica.
I dati che abbiamo raccolto suggeriscono che una situazione di carenza di vitamine del gruppo D può esporre i bambini al rischio di diventare obesi. Si tratta di una informazione significativa, considerato che la carenza di vitamina D è diffusa a livello planetario e che l’incidenza dell’obesità infantile sta crescendo ovunque a tassi preoccupanti” - ha commentato Diane Gilbert-Diamond, già allieva del professor Villamor ad Harvard e oggi alla Darthmouth Medical School, tra i ricercatori che hanno firmato lo studio clinico pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition.
Oltre all’esposizione ai raggi solari, che resta la forma più semplice e immediata per garantire all’organismo il giusto quantitativo di vitamina D, altre fonti apprezzabili di questa vitamina sono gli integratori alimentari, l’olio di fegato di merluzzo, alcuni pesci grassi come salmone e aringa nonché il latte e i suoi derivati.
A parere del professor Villamor, una corretta integrazione di vitamina D può non solo tenere a freno il diffondersi dell’obesità nelle giovanissime generazioni, ma anche prevenire alcune infezioni di origine virale nei bambini in età scolare.
Tratto da Federsalus.it

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